venerdì 19 ottobre 2012

Rockstar

Sembrano passati secoli, e rieccomi li.
Ironia della sorte con la macchina parcheggiata nello stesso punto della via.
E sono in ritardo.
Proprio come tre anni fa.

Era il 2008, l'anno in cui mi ero ritrovata, poco dopo il suo inizio, senza moroso e senza gruppo. Per essere precisi il moroso era il lead-guitarist e, come molti lead-guitarist, era dotato di una gran-testa-di-minchia; dopo un mese di tira e molla, di "forse non so se ho voglia" e "non credo di voler continuare", avevo smesso di sperare anche nel gruppo in cui suonavo da più di cinque anni (con qualcuno di loro ne suonavo da circa dieci). Il giorno in cui poi giunse anche la conferma del mio ritorno a single mi feci una promessa: sarei tornata sul palco, senza rimpiangere il mio ex e con musicisti  nuovi.

Insomma: anno e gruppo nuovo, vita nuova (e possibilmente amore nuovo).

Quella sera di ormai quattro anni fa entrai in quella saletta, feci la mia prova ed ebbi una strana sensazione: tecnicamente andavamo approssimativamente bene ma c'era una  pessima intesa. Spinta però dal mio senso di rivalsa (che -per la cronaca- nei film ti fa fare cose strabilianti ma nella realtà combina solo casini) continuai.. e seguirono nove mesi di prove senza giungere mai ad un dunque con la scaletta e tantomeno a un live; mollai incazzatissima, senza avere nemmeno l'occasione di dire alla cantante che era una zoccola (cosa che rimpiango ancora adesso) e dare un sonoro vaffanc*lo agli altri membri della band.
Inutile dirlo che il mio ex invece era onnipresente sui palchi.
Tutto ciò mi portò un enorme mal di stomaco, chili in meno, lividi sui pugni (come nei film tiravo pugni al muro ma -sempre per la cronaca- i protagonisti sentono solo un male sentimentale, io invece fisico) e un mezzo tentativo di rigare la macchina all'ex. Seguirono altre prove in altri posti che poco alla volta diedero i loro frutti, tra cambi di line-up e grande esercizio di pazienza, scalette rifatte e stravolte; infine un giorno giungemmo -con l'attuale band- su un palco, in piazza, davanti agli abitanti di un piccolo paesino in provincia di Pavia. La scaletta era figa, i componenti sapevano cosa suonavano e soprattutto sapevano mettere mano agli amplificatori in modo sensato, c'erano dinamiche e struttura, i pezzi erano stati studiati fino alla noia ed eravamo in grado, guardandoci, di riprenderci dopo ogni errore.

Sorridendo, ho sussurrato: "sono io la rockstar".

E sempre sorridendo, me lo sussurro di nuovo mentre attacco il mio basso all'amplificatore. Il ragazzo della sala prove, entrando per controllare se era tutto a posto, mi ha riconosciuta.
-Che piacere rivederti-.

Già. Il pacere è tutto mio. Altro gruppo, altre persone.. e nuove soddisfazioni. Perchè ho imparato che l'unica rockstar della mia vita devo essere io-me-medesima.. e nessun altro.